Personalità giovanile in transizione

GRASSO Pier Giovanni

  • Codice riferimento: RD1005
  • Collana: Enciclopedia delle Scienze dell'Educazione
  • Anno di pubblicazione: 1964
  • Pagine: XVI+490

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La permanenza di un anno (1959) negli Stati Uniti, per otto mesi alla Harvard University di Cambridge (Mass.) e poi alla Catholic University of America; di Washington, in qualità di ricercatore, ci ha permesso non solo di «sensibilizzarci» meglio alla problematica del cambiamento culturale, ma anche di partecipare al movimento interdisciplinare colà fiorente impostando una ricerca sui processi di acculturazione degli emigrati italiani, che ha beneficiato dei consigli e anche della collaborazione indiretta di studiosi eminenti di quelle Università.
Il piano primitivo della ricerca, rivolto soprattutto a studiare i fenomeni di riadattamento culturale degli emigrati, è stato presto mutato a seguito di un’intuizione sull’opportunità di concentrare l’analisi sulla personalità di base e, per riflesso, sulla cultura (in senso antropologico) dei soggetti studiati, allo scopo di evidenziarne gli orientamenti fondamentali. La situazione d’emigrazione ci è sembrata, infatti, la più adeguata a porli in evidenza nel contrasto con la cultura ospitante e nella crisi provocata dai processi di trapasso di ambiente socioculturale. In particolare, in soggetti giovani, sradicati da una società quasi-stazionaria e a civiltà contadina e costretti a riadattarsi in una società dinamica, urbana e altamente industrializzata, sarebbe stato possibile – pensammo – cogliere meglio, come in una situazione-limite, i tratti centrali della personalità e della cultura da essi interiorizzata. Inoltre, lo studio delle difficoltà caratteristiche e gravi che quella personalità incontra nel nuovo ambiente socioculturale, ci avrebbe permesso di concludere sul valore del sistema educativo che la prepara, offrendoci indicazioni sull’evoluzione necessaria di esso e, in genere, sul processo di «modernizzazione psico-culturale» che s’impone, oggi, ovunque si profili lo «stato di migrazione».
Abbiamo dunque tentato di ricostruire la personalità di base che accomuna i soggetti socializzati nell’area socioculturale italo-meridionale (poiché da essa erano emigrati i soggetti da noi raggiunti), di costatarne l’inadeguatezza a entrare senza danno nel «nuovo mondo» culturale, e di portare quindi un giudizio sull’opera educativa della famiglia popolare operante in quell’area. È risultato pure necessario, perciò, caratterizzare la cultura meridionale, e abbiamo ipotizzato una integrazione
dei suoi tratti maggiori attorno ad un focus unitario (il familismo), che sembra dar ragione in modo coerente delle modalità di atteggiarsi e di comportarsi che è comune al gruppo studiato (anche se nei suoi sottogruppi regionali esso si debba ritenere per altri aspetti fortemente differenziato).
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